mercoledì 1 luglio 2009

Masculin féminin 2009 (ovvero due modi di non sentirsi innamorati a Milano)

E' soprattutto quando è lieta e innocente che la vita non ha pietà.
Pier Paolo Pasolini


1. Tizio, single, dopo la sua solita intensa settimana lavorativa, si ritrova al sabato pomeriggio senza impegni. Immancabile depressione del week end. Come distrarsene? Una parola, per chi non ha interessi di nessun tipo! Tanto che, senza accorgersi, scivola a picco sul chiedersi che senso abbia la sua vita, tutto quel lavoro, quell'efficienza prodigata, quei soldi accumulati. Si vergogna della sua solitudine. Soprattutto di non aver messo su famiglia come tutti i suoi amici e colleghi - che al week end, infatti, hanno sempre un bel da fare.
Decide di telefonare a Caia, conosciuta per caso qualche settimana fa, carina e anche con un'aria perbene.
- Pronto, ciao, sono Tizio, ti ricordi?
- Sì, ciao, bla bla bla, come stai?
- Bene, anzi di merda, bla bla bla, esci con me stasera?
- Mi dispiace, ho una riunione al Centro Aiuti all'Umanità, bla bla bla, bla bla bla, bla bla bla.
- Porcatroia! e domani?
- Domani sono a cena da mia madre, torna mio fratello dall'Iran, bla bla bla. Poi... cenare fuori... sai, io sono vegana e crudista... bla bla bla...
Tutto ciccia - per vedere Caia avrebbe forse dovuto essere un malato terminale, e telefonarle non lui ma un suo familiare, meglio se donna.
Si è fatto buio. Tizio ha qualche fantasia autodistruttiva che non prende sul serio. Comincia a masturbarsi, poi stop, la vergogna lo assale di nuovo. Cazzo sto facendo! Opta per un giro in macchina. Partenza rabbiosa e via. Ma dove? periferia? strade spaziose? campagna? No! le mille luci di Milano, un po' di traffico e in cerca di un bar per bere dell'alcol.
Immagina, parcheggia, trova, si siede, ordina, beve, riordina, ribeve, osserva. Tutti troppo giovani, sghignazzanti, gruppali, uguali, pettinature di plastica. Nessuno lo guarda. Riordina, ribeve più lentamente, poi basta. Via di nuovo. Traffico, semicentro, periferia, raccordo, autostrada, centocinquanta, centottanta, duecento all'ora, nessun incidente, per puro culo.
Come un automa, Tizio rientra a casa, fa le sue cosette e si mette a letto. Uno scorcio di pensiero felice: domani c'è la partita.

2. Tizia ha dovuto rinunciare a seguire il Centro Aiuti all'Umanità per un week end in trasferta, perché l'indomani, domenica, dovrà prima assistere un amico di famiglia malato terminale, poi cenare da sua madre festeggiando il ritorno del fratello dall'Iran. Ma la breve sospensione della sua militanza al Centro le dà la sensazione di interrompere il ritmo della sua vita. A quel ritmo non sa rinunciare, e il suo mondo, in sosta, crolla. Leggere? non c'è la calma giusta. Ascoltare della musica? praticamente non ne ha in casa. Scrivere quei pensieri? sarebbe la fine.
Illuminazione! telefona a Caio, conosciuto per caso qualche settimana fa, attore di teatro, colto, brillante, ricordo di bella conversazione.
- Pronto, ciao, sono Tizia, ti ricordi?
- Sì, ciao, bla bla bla, come stai?
Tizia gli parla immediatamente del Centro e gli propone di fare lì uno spettacolo con la sua compagnia. Ma ha la voce che si spezza continuamente, accenni di pianto, e Caio se ne accorge subito.
- Daaai! vengo a trovarti e poi usciamo.
- Gr...azie, volentieri! (la voce di Tizia non maschera più nulla).
Incontro sul pianerottolo di casa di Tizia. Caio è davanti a lei che ha gli occhi arrossati, la abbraccia, la carezza sulla schiena. Senza parole per un po'.
Parla lei per prima, vuole spiegarsi e ci rimpasta dentro la tiritera dello spettacolo al Centro.
Ma non funziona, riprende a piangere.
Caio la trascina dentro casa, sul divano, la fa sedere e le si siede accanto, aderentissimo, proteso verso di lei in tutti i modi. Altro che corpo scenico!
Nuovo silenzio, perché Caio tenta ripetutamente di baciare Tizia sulle labbra, anche di stenderla, e lei si agita continuamente per opporgli resistenza.
Caio smette di sua iniziativa, ma Tizia si sente soddisfatta come se fosse opera sua. Al punto di sentirsi persino un po' sollevata da quell'angoscia e di rilanciare l'idea dell'uscita.
Escono, passeggiano, parlano, cenano compatibilmente con le idiosincrasie di Tizia che è vegana e crudista. Tizia racconta di cose del suo Centro e Caio dei suoi spettacoli, e via via fatti sempre più minuti, soprattutto riguardanti terzi, cose lontane, terre lontane.
A fine serata, davanti al portone di Tizia, si salutano baciandosi sulle guance. Rito abbreviato.
Entrambi non contano di rivedersi.

Morale della favola: quando non si ha in mano se stessi, la distrazione da se stessi non deve interrompersi mai; pena, una specie di morte.

Nessun commento:

Posta un commento